Gli oceani del mondo sono in pericolo. Cosa può fare l’uomo per proteggere la vita e la biodiversità nel mare?

La vita è iniziata e si è evoluta nell’acqua del mare. Ancora oggi, a distanza di milioni di anni, grazie agli oceani la vita esiste. La terra è coperta per il 70% dal mare e il mare rappresenta il 99% dello spazio abitabile.

Il mare rappresenta il 97% delle riserve idriche della terra ed emette oltre il 50% dell’ossigeno mondiale, quello che respiriamo tutti noi. Più di un miliardo di persone hanno il pesce come fonte primaria di proteine.

È evidente che il mare è vitale per noi. Oggi però è in pericolo. Come ben evidenziato nell’articolo del magazine THE WORLD oltre ai cambiamenti climatici e la pesca irresponsabile la vita marina e la biodiversità marina è messa in pericolo da una sostanza umana durevole: la plastica.

La plastica è il cancro del mare

Oggi a plastica si trova in tutti i mari. Il ritmo della plastica che finisce in mare è di un camion al minuto. 1440 camion al giorno.

Il dato scioccante è che la maggior parte è plastica monouso come bottiglie d’acqua, cannucce e imballaggi alimentari . Plastica utilizzata in media per soli 15 minuti. Ma una volta nel mare impiega più di 450 anni per decomporsi.

Esistono isole di plastica che si formano per la presenza delle correnti oceaniche. Quantità enormi di plastica. Sono vere e proprie “zuppe di plastica”. La più grande si trova nel Pacifico settentrionale, ed è conosciuta con il nome di Great Pacific Garbage Patch. Tali concentrazioni di plastica distruggono habitat e la fauna selvatica, sfigurando alcune delle parti più belle del pianeta.

La plastica è inoltre un vettore di tossine chimiche. La plastica di dimensioni maggiori si divide in micro-plastica ed è ingerita da pesci, molluschi ed anche coralli.

Cosa possiamo fare?

Cambiare con urgenza le nostre abitudini di consumo. Se continua così in pochi decenni avremo più plastica che pesci.

Alcune iniziative stanno organizzando operazioni di pulizia di grandi dimensioni. La più famosa è quella di Boyan Slat, fondatore di Ocean Cleanup. La sua organizzazione ha progettato una barriera a forma di U gigante per raccogliere la spazzatura con l’aiuto delle correnti marine. I rifiuti raccolti vengono poi venduti alle organizzazioni che riutilizzeranno i rifiuti. Il sistema verrà lanciato nel 2018 e, secondo Slat e il suo team, rimuoverà il 50% del Great Pacific Garbage Patch entro cinque anni.

È evidente tuttavia che l’azione preventiva è quella comunque da intraprendere. Ridurre drasticamente il consumo di materie plastiche monouso potrebbe ridurre l’inquinamento plastico del 50%.

Tuttavia, portare un cambiamento nel comportamento umano individuale su una scala così vasta rimane un compito difficile. Noi di A2D promuoviamo il consumo consapevole e sicuro dell’acqua del rubinetto e ci accorgiamo quanto l’abitudine sia difficile da cambiare. Il consumo di acqua in plastica è dannoso per l’uomo e per l’ambiente ma soddisfa esperienze di consumo radicate che vanno oltre l’acqua in essa contenuta.

Cosa cambierebbe davvero le cose nel mondo dell’acqua in bottiglie di plastica e nella plastica monouso?

Il business dell’acqua in bottiglia di plastica ha marginalità impressionanti. Il costo del prodotto è quasi zero e i costi maggiori sono rappresentati dalla logistica e marketing. Per vendere una confezione di 6 bottiglie a meno di due euro significa che il business ruota attorno a circa 10 centesimi a bottiglia. Immaginiamo di inserire i costi ambientali della plastica passati e futuri e immaginiamo che per raccogliere una bottiglia nell’ambiente costi 5 euro. Si intuisce da subito che nessuno comprerebbe più permettersi di acquistare acqua in plastica e se il discorso fosse ampliato a tutta la plastica monouso gli effetti sarebbero impressionanti. Sebbene far pagare i costi ambientali possa sembrare una provocazione di fatto è il modo più immediato per ridurre la quantità prodotta e aumentare, di conseguenza, la percentuale di plastica riciclata con tutto il vantaggio l’ambiente.

Un altro modo può essere la messa al bando di plastica monouso. Diversi Stati hanno iniziato e si spera che altri aderiscano presto.

I nostri clienti che hanno analizzato l’acqua di casa hanno smesso di comprare acqua in bottiglia e sono più sensibili ed attenti al problema della plastica in mare.